lunedì 9 gennaio 2012

Itinerario "fuori stagione": il giro del Cornaggia

Il giro del Cornaggia, uno spettacolo, un classico del gruppo escursionistico Isperia: l’8 gennaio, a 15° C, è stata sicuramente un’esperienza inedita, tra il cielo e le montagne, tra due laghi, il Verbano e il lago d’Orta. Sei fedelissimi in mountainbike, per un itinerario davvero suggestivo. Si parte, di solito, da Invorio, si prosegue per Colazza, Fosseno e si sale al Cornaggia, con veduta mozzafiato sul Verbano. Sosta a Sass del Piz e si gira sul versante che si affaccia sul lago d’Orta: altro panorama mozzafiato. La via del ritorno tocca la Cappella del Vago, Barro e, infine, di nuovo Invorio. Un percorso di tre ore, se affrontato ad andatura cicloturistica, soste comprese. I chilometri sono 34, il dislivello notevole: l’itinerario si snoda su sterrate facili, roba da front suspended, ma con pendenze impegnative. Lo consigliamo ai nostri amici della bottega del Romeo, oppure suggeriamo a chi volesse ammirare queste vedute, di venirci con i ragazzi (la carta d'identità non conta) del gruppo escursionistico Isperia.

mercoledì 4 gennaio 2012

Miro Panizza e il mio Ciclocross

Dicembre 1975, a Gorla Maggiore (Va) c’era la folla delle grandi occasioni. L’umidità e il freddo facevano ghiacciare la punta dei nasi, ma ogni bambino si divertiva a fare il fumo con la bocca: e anch’io quel giorno avevo il mio bel divertimento, a bordo circuito. Tra la gente, dietro la fettuccia del percorso avevo la fortuna di aver la giusta statura per vedere tutto dal basso: mentre i grandi si accalcavano, io restavo seduto su un tronco tagliato e guardavo attraverso le gambe del pubblico. E da là sotto li scorgevo quasi tutti, vedevo i giganti del cross: e molti avevo imparato persino a riconoscerli, dalle cartoline ufficiali che collezionava mio padre. C’erano i fratelli De Vlaeminck, c’era Vagneur, c’era il vecchio Longo: tutti fortissimi, velocissimi nel fango, sull’erba, bici in spalla. E visti da un bambino di quasi cinque anni erano davvero come gli eroi del West, tutti cow boy, tra la folla che urlava e, a ogni passaggio, faceva emozionare. Anche il loro rumore sul terreno, come una mandria di cavalli in corsa, mi faceva emozionare.
E poi c’era Panizza, quello che non si arrendeva mai, su ogni terreno: anche lì, sul circuito di Gorla, dove l’odore del fango si mischiava all’aroma piacevole degli aghi di pino. Panizza, stradista e crossista, quello che non si arrendeva mai, nemmeno a De Valeminck, che sembrava grande il doppio. Maglia Brooklyn e sguardo fiero: ed io, lì in basso, emozionato. “Papà, la foto, fammi la foto”. Un click e il tempo si ferma. Miro, il mio gigante, chi se lo scorda più.

lunedì 2 gennaio 2012

Quando Coppi veniva a Ispra

Il 2 gennaio per il ciclismo sarà sempre una ricorrenza triste: il 2 gennaio 1960, morì Fausto Coppi. A 52 anni da quel giorno, vorremmo ricordare il Campionissimo in una veste quasi sconosciuta, ma legata proprio a Ispra ed al basso Lago Maggiore. All’inizio degli anni Cinquanta, Fausto Coppi frequentava le nostre zone durante l’inverno: ci veniva ogni tanto con due amici. Uno era il gregario Ettore Milano, compianto e grande amico della bottega del Romeo (fu presente al 70 anniversario, nel 2005), l’altro era Gianni Brera, il famoso giornalista.
I tre, ovvero Coppi, Milano e Brera, venivano spesso qui a caccia, nei boschi della Quassa, dove si trovava la riserva di Renato Nobili, industriale chimico di Gallarate e loro amico. E dopo la caccia, si fermavano a pranzo all’osteria del Pio IX, che si trovava al rione Monzeglio (nella località Quassa). Era un’osteria gestita da una tale Francesca Soma, che aveva un fratello pasticcere che si fece onore nei migliori alberghi d’Italia.
Coppi trascorreva a Ispra momenti di svago, dunque, ma in queste giornate il vero protagonista era più il giornalista Brera, di cui ancora si ricordano le grandi mangiate, le bevute e le accesissime partite a carte del dopo pranzo. Coppi, da atleta, era costretto a contenersi, il suo menu era sempre piuttosto misurato: filetto al sangue, frutta cotta e acqua minerale.
Gianni Brera conosceva bene i boschi che oggi sono teatro dei più suggestivi percorsi della LibEereria del cicloturista: fu partigiano in val d’Ossola e per un certo periodo, il celebre giornalista, si rifugiò proprio nei boschi tra Ispra e Angera.
Sono piccoli aneddoti, questi, che in qualche modo contribuiscono a ricordare tre grandi personaggi della storia del ciclismo. Queste curiosità si sono tramandante grazie, soprattutto, alla cura e alla passione di Giuseppe Caravati, grande cultore di storia locale isprese.