mercoledì 28 dicembre 2011

L'amico Stefano e la sua casa a pedali "Romeo"

In tempo di auguri e di pensieri rivolti al futuro, un saluto speciale, quest’anno, va all’amico Stefano Bruccoleri: “senza dimora di successo”, cicloriparatore a domicilio, filosofo della pedalata. La sua strada l’ha portato fino alla bottega di Ispra, un giorno di maggio 2011, ed è diventato, a suo modo, un nostro compagno di viaggio. Sulla sua Romeo, che ha ribatezzato la Poderosa, affronta la vita quotidiana e sbarca il lunario...
Ecco una sua riflessione, tratta dal suo bellissimo blog:

Sono per la lentezza. Dopo una riparazione amo ancora sentire il suono delle sfere dei mozzi scorrere su se stesse. Dà un certo godimento vedere la ruota di una bicicletta piazzata sul cavalletto a cui dai un giro ed avere la sensazione che non smetta più di girare, ad un certo punto poi sembra volersi fermare ed invece ti tocca ancora attendere che smetta di dondolare su se stessa: piccoli movimenti quasi impercettibili. A quel punto ti rendi conto che la regola del silenzio ( John Cage ), e cioè che il silenzio non esiste ,vale anche per la bicicletta: " la bicicletta non è mai ferma anche quando appare immobile" Le camere d'aria si muovono, si sgonfiano, i cuscinetto si assestano, i telai raccolgono polvere e imprigionano la ruggine"
Credo non si dovrebbe mai dire di aver lasciato la bicicletta "ferma" in cantina o in cortile ma piuttosto " L'ho lasciata" in cortile, in cantina; e senza che ce ne si accorga lei continua comunque a muoversi.
Per visitare il suo blog: http://www.sosbici.blogspot.com/

venerdì 23 dicembre 2011

Dalla bottega: è arrivata "l'astronave"

A Ispra, l’ultima entrata in bottega ha un nome d’astronave: si chiama Boost. Il Diego (il grande chef) la guardava come un bambino ammira la macchinina più bella: e con la massima cautela e una certa emozione, ne curava la messa a punto, ultimando il montaggio. La nuova specialissima in carbonio, da oggi, fa bella mostra di sé in vetrina, ovviamente in prima fila: è roba per specialisti, pesa sette chili, per capire cosa significhi bisogna essere intenditori. È un po’ come avere una Ferrari da granpremio da mettere in strada: bisogna saperla usare… L’ultima arrivata è una bici tutta tecnologia, ma non è sempre stato così: le prime che entrarono in bottega erano meno lussuose, eppure ancora più desiderate, quasi sempre per andare al lavoro nelle fabbriche nei dintorni di Ispra, ad Angera o a Sesto Calende, oppure erano il sogno di bambini con gli zoccoli, cresciuti a pane e cipolla.
Era il 1935, quando un giovanotto semplice arrivò con la moglie a Ispra, da Biandronno: Romeo aprì la sua bottega davanti alla chiesa (sul lato opposto della piazza, rispetto al negozio attuale) e quel luogo diventò uno dei ritrovi preferiti dai giovani e meno giovani del paese. Si parlava di ciclismo e della vita, mentre Romeo era al lavoro. Due o tre biciclette erano in bella mostra in vetrina, un banchetto di legno con la morsa e mensole da cui pendevano chiavi e cacciaviti. Al centro del locale, Romeo aveva piazzato un cavalletto per appoggiare le bici quando doveva ripararle o montarle: l’aveva costruito utilizzando il cerchione di una corriera (che faceva da basamento) e il semiasse, che era diventato la colonnina sulla quale appendeva i cicli.
In un angolo, dal soffitto, pendevano due catenelle con ganci per appendere le biciclette da donna in lavorazione, mentre la parete di fondo era quasi interamente occupata da uno scaffale di legno, con ante e vetri scorrevoli, dove erano riposti, non sempre in perfetto ordine, pedali, scatole di fanali, campanelli e molti altri ricambi. Su una parete laterale erano appese, in fila, altre biciclette, mentre sull’altra parete erano collocati copertoni e camere d’aria. Questa era la bottega del Romeo, uomo gioviale, sempre all’opera e non solo sulle bici, poiché, a quell’epoca, ci si adattava anche a riparare un po’ di tutto, persino le macchine per cucire. Ma era sempre pronto a partecipare anche alle discussioni dei suoi ospiti: soprattutto di ciclismo e di pesca alla carpa, l’altra sua grande passione.
Buon Natale a tutti!

giovedì 22 dicembre 2011

Dall'officina: rivive la vecchia Bianchi


Arrugginita, cigolante, ammaccata, impolverata: una vecchia Bianchi, dei primi anni Settanta, è riemersa da una cantina. E il suo destino l'ha portata fin dentro l'officina della bottega. Si lavora al suo restauro, in questi giorni, per dimostrare che la bellezza non ha età. Ogni dettaglio viene riportato al suo antico splendore, con molta pazienza, lentamente: ora è una questione di ore. Prima di Natale, potrà tornare a sfrecciare come un tempo, senza nulla da invidiare alle più giovani "colleghe".

Cronache da un'antica bottega

Pensieri, riflessioni, idee e novità, oltre a un diario della vita quotidiana di un luogo di cultura ciclistica. La LibEreria ora ha il suo blog, che nasce con la stessa filosofia che anima la vita di una bottega artigiana che esiste dal 1935 e che non fa solo biciclette, non è solo un negozio, ma proprio un luogo di passione per la bicicletta.
Cos’è la cultura della bicicletta? È un modo di vedere il mondo, un punto di vista a pedali, lento, ma a misura d’uomo, che spazia verso un orizzonte vastissimo. La bicicletta regala un senso di libertà autentica: lo capiscono sia il campione in maglia rosa, sia l’ultimo tra i bambini che, anche quest’anno, si emozionerà nel trovare una bici sotto l’albero di Natale.
Il senso di libertà è anche voglia di ritrovare certi valori, di cambiare abitudini di vita e modo di pensare le giornate: la bici è simbolo di tutto questo, perché è un mezzo che invita a scoprire ciò che ci sta attorno, a cominciare dal nostro territorio. Ecco cosa significa la parola LibEreria: inventata da noi, sì, ma per racchiudere in un concetto di fantasia, tutto un mondo da riscoprire.
Alla LibEreria, l’uomo viene prima della bici: sempre. E la passione genuina dà vita a un piccolo grande progetto: senza ciclosuonati, senza ciclofrustrati e senza cicloesasperati. Semplicemente uomini, donne, bambini: tutti in bici.